A valle della consultazione pubblica, EFRAG ha recentemente licenziato i nuovi standard ESRS che costituiranno lo standard di reporting di sostenibilità, coerente con la nuova Corporate Sustainability Reporting Directive (CSRD), che le imprese tenute all’obbligo di reporting dovranno progressivamente adottare nei prossimi anni, secondo le scadenze previste per le diverse categorie di imprese.
Il corposo pacchetto normativo rappresenta un vasto insieme di documenti che, insieme alla CSRD, stabilisce nuove regole per le strategie di sostenibilità delle imprese e richiede di abbandonare le vecchie logiche e un approccio al reporting superato.
Senza pretese di esaustività, è comunque interessante soffermarsi su alcune indicazioni contenute nella lettera, dell’EFRAG, di presentazione dei nuovi standard. Infatti, visto l’approssimarsi del termine per la presentazione dei bilanci, è importante identificare alcuni principi fondamentali per orientare progressivamente il reporting delle imprese in relazione all’esercizio 2022.
Dalla citata lettera di presentazione, degli ESRS, si individuano tre categorie di interventi che recepiscono le osservazioni emerse dalla consultazione pubblica:
- Considerare gli standard internazionali di reporting e altri strumenti internazionali nella massima misura possibile;
- Attribuire un ruolo più centrale al processo di valutazione della materialità;
- Ridurre in modo significativo il peso del reporting tenendo conto del concetto di doppia materialità.
Alla luce di ciò gli ESRS si candidano naturalmente a divenire lo standard di riferimento universale per la rendicontazione di sostenibilità, grazie ad una tassonomia completa ed in linea con lo standard xbrl.
Non a caso, la prima categoria di interventi, sanciscono l’interrelazione con lo standard SASB.
L’ultima bozza di ESRS segue ora la stessa struttura dell’ISSB (Governance-Strategy-Risk Management-Metrics and Targets) con i necessari adattamenti per tener conto del principio della doppia materialità e per garantire un’efficace interazione tra le informazioni generali e i vari argomenti che gli ESRS devono coprire secondo la CSRD. Per quanto riguarda i contenuti, si è cercato di allineare tutti i concetti chiave e le definizioni, inclusa la materialità finanziaria e le catene del valore, e i requisiti di divulgazione sono spesso letteralmente gli stessi proposti dall’ISSB, con modifiche e aggiunte fatte laddove richiesto dalla CSRD o altre normative dell’UE.
Dal punto di vista generale, l’obiettivo è che le imprese che si conformano agli ESRS vengano considerate conformi agli standard ISSB onde evitare eventuali ulteriori obblighi di rendicontazione.
Il secondo gruppo di interventi approfondisce quella che, a tutti gli effetti, costituisce l’asse portante del reporting di sostenibilità e cioè l’analisi di materialità che dovrà rispondere al nuovo concetto di doppia materialità – finanziaria e di impatto – previsto e definito dalla CSRD.
Più in dettaglio, alla luce delle dette integrazioni, le imprese potranno ora soddisfare i requisiti degli standard ESRS attraverso:
- La rendicontazione di informazioni “obbligatorie per tutti” che derivano dalla legislazione dell’UE, integrate da informazioni aggiuntive stabilite dall’EFRAG per armonizzare il contenuto minimo obbligatorio con quello previsto dagli standard di sostenibilità ISSB o dagli standard del GRI, comprese le divulgazioni generali e le informazioni sul cambiamento climatico;
- Implementare e segnalare un processo di valutazione della materialità robusto che copre sia la materialità dell’impatto che quella finanziaria, con la dovuta considerazione per la loro intersezione;
- Fornire comunicazioni tematiche aggiuntive solo per quelle questioni di sostenibilità che le imprese stesse valutano essere materiali.
Il riferimento alla materialità finanziaria e all’ISSB, accanto al tradizionale GRI, focalizzato sulla materialità di impatto, costituisce una indicazione metodologica molto rilevante e innovativa rispetto alla pratica diffusa in Italia di focalizzare l’attenzione proprio sulla materialità di impatto.
Non si tratta di contrapporre una materialità all’altra ma di mettere a fuoco la necessità di adottare un approccio che integri e contemperi le due prospettive, per porre enfasi su aspetti del business model e dell’operatività aziendale spesso poco considerati che invece è bene concorrano in maniera importante allo sviluppo.
È importante uscire dalle ambiguità che spesso associano la sostenibilità ad un’azione di filantropia o ad un concetto di capitalismo compassionevole che prevede la destinazione di una parte degli utili per ridurre gli impatti negativi dell’attività aziendale. La sostenibilità, insieme all’analisi di materialità che ne è il pilastro portante, ha lo scopo di analizzare i rischi e le opportunità che possono influenzare significativamente sia le prospettive future del business dell’impresa sia la sua capacità di operare in modo sostenibile. Si tratta, quindi, di un’attività fondamentale che contribuisce a determinare la disponibilità di risorse in futuro, senza dipendere esclusivamente dalle risorse disponibili al momento.
Alla luce di questo nuovo approccio, la materialità finanziaria costituisce inevitabilmente il primo passo dell’analisi di materialità, per almeno due ragioni:
- Rappresenta la prospettiva più vicina alla logica tradizionale dell’impresa.
L’analisi della materialità finanziaria si occupa del valore futuro dell’impresa, esaminando in modo sistematico una vasta gamma di eventi legati alla sostenibilità che spesso le imprese non tengono in considerazione. Questa analisi dei rischi e delle opportunità è sempre più importante per le imprese, specialmente quelle di grandi dimensioni o di proprietà familiare. Grazie all’analisi di materialità finanziaria, il management e la proprietà possono collegare la sostenibilità e i relativi costi a temi e prospettive rilevanti per il business, in modo da prendere decisioni strategiche consapevoli e sostenibili.
- Rappresenta una prospettiva dominata dall’impresa.
Rispetto all’analisi di materialità finanziaria, l’impresa possiede tutte le competenze e le relazioni necessarie all’interno. Tuttavia, anche nell’analisi della materialità finanziaria, è importante individuare e considerare correttamente gli stakeholder. In ogni caso, la prospettiva è quella dell’impresa, e quindi il management dovrà decidere come tenerne conto. D’altra parte, l’analisi della materialità di impatto non può prescindere dal punto di vista degli stakeholder più rilevanti che l’impresa deve considerare. La qualità dei risultati dell’analisi dipende in modo sostanziale dalla metodologia utilizzata e dai processi impiegati per condurla. Questi processi possono comportare una certa approssimazione, che talvolta può essere anche grossolana, oppure richiedere costi e la disponibilità di terze parti non sempre facili da ottenere.
L’individuazione dei temi materiali in base al settore di appartenenza dell’azienda come meccanismo di semplificazione.
Il punto di forza dello standard SASB di ISSB consiste nell’individuazione dei temi materiali in funzione del settore di appartenenza dell’azienda, rappresentando un elemento cruciale di semplificazione e oggettività. I temi materiali scelti da SASB per un dato settore non limitano l’azienda, ma offrono un riferimento approfondito e professionale con cui confrontarsi e semplificano l’analisi riducendo la casualità e il costo. Inoltre, l’universo dei temi di sostenibilità viene limitato ad un numero limitato di questioni da valutare in modo approfondito, consentendo all’analisi di concentrarsi sulla rilevanza ed esaustività effettive di un numero limitato di temi.
Un percorso per prepararsi alla limited assurance
Appare fondamentale, per le aziende di ogni dimensione iniziare un percorso virtuoso, che consenta alle risorse umane delle varie funzioni aziendali di comprendere ed interiorizzare il cambiamento normativo e culturale, in fieri.
Partendo da questa considerazione, l’analisi della materialità di impatto potrebbe considerare sia i temi “obbligatori” indicati da EFRAG, sia l’impatto dell’attività dell’impresa sul contesto ambientale, economico e sociale, e infine sulla sua capacità di operare in modo sostenibile.
Sebbene non sia un percorso facile, è sicuramente più semplice rispetto al passato e garantisce maggiore rigore, il che sarà importante per ottenere, quando necessario, la “limited assurance” ovvero la certificazione del bilancio di sostenibilità, di una terza parte, come previsto dalla CSRD, oltre che per soddisfare le richieste degli Istituti bancari nel processo di concessione del credito.
Le imprese di maggiori dimensioni hanno due anni tempo per adeguarsi ma occorre iniziare subito, poiché non è un tempo lungo.
Le altre imprese, di minori dimensioni, a cascata dovranno adeguarsi. Pertanto è consigliabile iniziare quanto prima il processo di cambiamento culturale atto ad improntare i modelli di business aziendale alla sostenibilità ed imparare a rendicontare in maniera chiara ed efficace evitando il rischio del green washing.
Dott. Roberto Macheda